Apprendistato e alternanza scuola lavoro: il seminario ANIV-Umana sulle nuove regole e sulle buone pratiche
La formazione è oggi uno strumento indispensabile per le aziende e per le persone. In un mercato del lavoro in evoluzione continua, dove l’offerta di lavoro sta superando la domanda, è necessario costruire strumenti in grado di assicurare alle imprese la forza di cui hanno bisogno per il loro sviluppo e ai ragazzi di tracciare la strada del loro futuro professionale. In un territorio, quello veneto, che conta 14 NEET ogni 100 ragazzi, che non studiano e non lavorano. E dove (indagine di Confartigianato Imprese Veneto) il 40% delle imprese sostiene che il primo problema che le riguarda è trovare persone qualificate, in particolare tecnici specializzati, e di queste solo il 20% riesce a trasformare una vacancy in una assunzione. Con un costo sociale ed economico importantissimo stimato, in Italia, in circa 40 miliardi. E senza un veloce intervento, con un andamento demografico negativo di dimensioni rilevanti, questi numeri aumenteranno. Non possiamo permetterci di perdere un solo ragazzo, dicono le imprese, e l’alternanza e l’apprendistato, anche in somministrazione, sono due occasioni di crescita per i ragazzi e per le nostre imprese.
Un’impresa nella quale i giovani possono trovare strumenti fondamentali per il loro percorso formativo. Una formazione che li accompagnerà per tutta la vita, fuori e dentro il mondo dell’impresa. Gli strumenti ci sono, e l’Apprendistato, nelle sue diverse declinazioni, è uno di questi, forse il più efficace fra quelli a disposizione, in grado di consentire un incontro proficuo, e sempre più necessario, fra il mondo della formazione e quello delle aziende. Due mondi che hanno certo funzioni diverse, ma che sono necessariamente complementari.
Un incontro che dovrà essere sempre più virtuoso, regolato da norme stringenti e chiare, soprattutto in termini di sicurezza, ma certamente ineludibile in un mercato nel quale lo sviluppo dell’impresa non può prescindere dalla crescita e dallo sviluppo delle risorse che la animano. Saper interpretare i cambiamenti in atto, saper cavalcare le innovazioni tecnologiche, saper dotarsi di risorse e competenze adeguate allo scenario attuale è la sfida di oggi.
La disciplina che regola l’apprendistato, si presenta ancora complessa nella sua applicazione e le competenze richiamate (statale, regionale, a livello di contrattazione) in fase di stipula sono ancora molte. Molto è stato fatto in termini di conflitto di attribuzione, ma la disciplina rimane ancora poco agevole e forse è questo un fattore importante nella diffusione di questa tipologia di contratto in questi anni.
Il Veneto in questo senso va in controtendenza: in termini assoluti detiene 1/5 degli apprendisti nazionali e 1/5 della spesa per formazione. In Italia il tasso di stabilizzazione di un apprendista in azienda alla fine del percorso è del 19%, e il 50% di questa avviene nelle microimprese. Semplificazione, verifica e chiarezza delle normative, sono al centro del dibattito. Così come il tema della legalità, e del rispetto delle regole. In Italia 25 mila ispezioni l’anno, che avvengono dopo una fase pre-ispettiva. Ma contratti chiari e regole certe possono certamente contribuire a ridurre i rischi soprattutto in termini di sicurezza.
Sono questi alcuni dei temi emersi nel corso del seminario organizzato oggi a Mestre dall’Agenzia per il Lavoro Umana e ANIV (Associazione Nazionale Funzionari Ispettivi Pubblici), dal titolo “Apprendistato e alternanza scuola lavoro: contesto normativo e buone pratiche”. Aperto dagli interventi di Giancarlo Sponchia, presidente ANIV; e Maria Raffaella Caprioglio, presidente di Umana, ha visto il contributo di Giuseppe Gentile, Università Federico II di Napoli, direttore scientifico Centro Studi ANIV; Luciano Esposito, direzione Regionale Inps Veneto; e Giuseppe Venier, amministratore delegato di Umana.
Alla tavola rotonda, i contributi di Michele Zanocco, segretario Cisl Venezia; Stefano Sancio, resp. Area Sindacale, Lavoro e Welfare, Confindustria Veneto Est; Giulia Rosolen, resp. Area competenze e mercato del Lavoro, Confartigianato Imprese Veneto; Luca Scalabrin, presidente Ordine Consulenti del Lavoro Venezia.
Maria Raffaella Caprioglio, presidente Umana: “L’apprendistato in generale e il duale in particolare rappresentano un’occasione per gli studenti di vivere assaggi di vita lavorativa e di apprezzare nell’immediato ciò che studiano. Per le imprese rappresenta un investimento per poter facilitare l’individuazione di collaboratori preparati. Tutti dobbiamo contribuire all’unisono a far convogliare i giovani verso i percorsi di studio che oggi sono più richiesti, guidarli verso scelte contrattuali serie dal punto di vista della tutela e della sicurezza. Dobbiamo tutti passare il messaggio che è giusto scegliere un percorso che risponda alle proprie attitudini, ma avendo chiaro che la formazione non finisce con il percorso scolastico”.
Giuseppe Venier, amministratore delegato Umana: “L’alternanza non è una alternativa al percorso formativo. L’apprendistato duale non è una scelta di serie B per i ragazzi e le loro famiglie. Affrontiamo questi percorsi come una diversa forma di apprendimento, che consente loro di confrontarsi con il mondo esterno. Per noi è un metodo, una visuale ampia. Abbiamo un problema di qualità risorse (mismatch) e di quantità (demografico) nelle aziende: l’alternanza e il duale sono strumenti per investire sui giovani. Per i ragazzi è fondamentale uscire e capire cosa c’è nelle aziende. Prepararli al mondo. Dovranno essere consapevoli inoltre che il loro apprendimento non finirà con la scuola. Ci sono mondi verticali che non si parlano. Il mondo della formazione spesso non parla al mondo delle imprese. È necessario sedersi e confrontarsi, rimuovendo i reciproci bias. Anche nell’ottica di far crescere un territorio. Perché se alla fine del suo percorso un ragazzo sceglierà un’altra impresa o un’altra strada, entrerà comunque nel circuito, con nuove competenze, che saranno a disposizione di tutti. Ci saranno sempre più transizioni, ci saranno sempre cambi di lavoro. Che vanno facilitati. Bisogna allenare le persone alla formazione. Orientare alle scelte. Ma l’alternanza e l’apprendistato sono anche strumenti per trasmettere la cultura della legalità, verso i ragazzi e verso le imprese, a cominciare dal versamento dei contributi e della sicurezza sui luoghi di lavoro. L’orientamento ha una funzione essenziale. L’impegno di Umana per facilitare il percorso di dialogo fra i due mondi è importante. Ci abbiamo sempre creduto: in Italia abbiamo rapporti con oltre 700 scuole, abbiamo incontrato 60 mila giovani in iniziative di orientamento, siamo soci di 37 ITS e collaboriamo con 70 università siamo partner di 8 master. Lavoriamo con le politiche attive, in somministrazione abbiamo avviato circa 500 apprendistati duali e oggi ne abbiamo circa 1000 in somministrazione. In tutti i settori. È necessario costituire un patto fra scuola e impresa, un patto che consenta ai ragazzi di costruire il proprio futuro in linea con le loro aspirazioni e alle aziende di trovare le persone giuste con cui condividere il loro progetto”.
Giancarlo Sponchia, presidente ANIV: “Alternanza scuola/lavoro e apprendistato sono due strumenti che, se usati correttamente, possono essere di grande utilità sia per le imprese sia per i lavoratori: per le imprese perché hanno la possibilità di formare e professionalizzare lavoratori che successivamente possono proseguire il rapporto di lavoro presso la stessa azienda utilizzatrice; per i lavoratori perché attraverso la formazione possono acquisire quelle conoscenze e competenze necessarie per entrare nel mondo del lavoro preparati. Il compito, perciò, dei funzionari ispettivi è proprio quello di garantire, attraverso le verifiche sul campo, che tali strumenti vengano usati correttamente. Spesso accade, purtroppo che l’apprendistato viene utilizzato unicamente per pagare meno contributi e alla fine del periodo al lavoratore non viene data la possibilità di proseguire il rapporto di lavoro; nell’alternanza scuola/lavoro accade che gli studenti vengano utilizzati per incrementare la forza lavoro senza un minimo di affiancamento e/o formazione. Abbiamo riscontrato che questi comportamenti scorretti vengono messi in atto da aziende che abitualmente agiscono nell’illegalità anche in altri campi (rapporti di lavoro, sicurezza) e che quindi riducono i costi di lavoro a danno dei loro lavoratori e della loro sicurezza. Queste aziende concorrono, tra l’altro, slealmente, in un mercato del lavoro sempre più difficile. Tutto ciò a danno delle aziende sane che operano nella legalità. Garantire, quindi, leale concorrenza tra le aziende è l’altro compito dei funzionari ispettivi”.
Le conclusioni sono state affidate a Elena Donazzan, assessore all’Istruzione – Formazione – Lavoro – Pari opportunità, Regione Veneto.
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